Primedonne invernali, belle da morire
Il giardino d’inverno tace. Il freddo e talvolta la neve lo rendono immobile ed ovattato. Spoglio e perlopiù privo di colori vivaci, dà particolare risalto a quelle poche piante e fioriture che hanno il privilegio di animarlo in questa stagione. Ecco dunque che gli ellebori diventano le indiscusse primedonne del giardino invernale, da trattare però con molta attenzione… In effetti la pianta è altamente velenosa in tutte le sue parti, ben lo sapevano gli antichi romani che la dosavano abilmente per curare la pazzia (il nome Helleborus viene dall’unione delle parole “far morire” e “alimento”).
Di origini asiatiche ed europee, crescono anche allo stato selvatico privilegiando le zone limitrofe di boschi di robinie, faggi e castagni dove la mancanza di fogliame d’inverno gli consente di fiorire, anche sotto una coltre di neve.
Fanno parte delle Ranuncolacee e sono resistentissimi, esigenti di terreno ricco, anche pesante, ma con buon drenaggio. Soffrono particolarmente il trapianto quando si tratta di piante prelevate dal terreno, in compenso negli anni si auto semineranno molto facilmente. Apportare dello stallatico maturo aumenterà la rigogliosità del fogliame che, essendo coriaceo, persiste anche d’inverno nella maggior parte delle varietà.
Consiglio di piantarli a gruppi con un minimo di tre per un bell’effetto “massa” ed in compagnia di altre piante che ne esaltino la bellezza, come: Anemone nemorosa, Carex oshimensis ‘Everillo’®, Cyclamen coum, Epimedium, Felci, Hedera helix ‘Deltoidea’, Hepatica nobilis triloba, Luzula nivea, Omphalodes, Pachysandra terminalis, Primula, Pulmonaria, Vinca minor, Viola odorata ‘Queen Charlotte’.
E’ sicuramente il niger (per il nero rizoma) il più conosiuto, noto come Rosa di Natale, ma tra i miei preferiti vi sono quelli che seguono. A fiore singolo: hybridus ‘Hyades’, hybridus ‘Pluto’, hybridus ‘Sirio’, orientalis ‘Picotee’, orientalis ‘Victoria’. A fiore doppio: niger ‘Double Fashion’®, orientalis ‘Bridal Queen’, orientalis ‘Double Red’.
Le altezze vanno da 30 a 60 centimetri, anche se alcuni di essi arrivano a 70-80 cm come l’argutifolius (sin. corsicum) e il foetidus, molto decorativi per la taglia, il fogliame ed i fiori, verde-giallognoli assai appariscenti.
Non dimentichiamoci che gli ellebori vanno scelti anche per il loro fogliame. Eccone alcuni che risultano particolarmente interessanti per le sfumature grigiastre: ballardiae Gold Collection ‘Merlin’®, ed ericsmithii ‘HGC’Ice Breaker’®.
A seconda delle varietà fioriranno da dicembre a fine marzo se avremo l’accortezza di piantarli nelle zone ombreggiate del giardino, sotto alberi spoglianti che d’estate garantiranno loro l’ombra necessaria. Le foglie cadute saranno per gli ellebori una calda coperta…ricordo che a metà degli anni ’60 mi recavo a raccogliere foglie di faggio (per farne un terriccio ottimo all’invasatura) in un meraviglioso parco, a Villa Franchetti, in provincia di Treviso. Carlo, il giardiniere, con amorevole attenzione liberava la nutrita colonia di ellebori, con steli lunghissimi, da quello spesso mare di foglie che, concimandoli anche a dovere, contribuiva a quella straordinaria fioritura di gennaio.
Fioriture di cui può godere appieno solo chi ha l’umiltà di chinarsi, guardandoli dal basso all’alto: le corolle piegate all’ingiù dei “fiori a coppa”, timidi e nascosti, regalano sorprendenti magie…solo ai giardinieri più curiosi!
Articolo pubblicato sulla rivista mensile “VILLEGIARDINI” del mese di dicembre 2019 a pag. 43