Facili felci

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Il giardiniere caparbio si impegna spesso in sfide impossibili, inconsciamente consapevole del risultato fallimentare. Ma anche queste avventure senza lieto fine rappresentano un banco di prova da cui possono scaturire idee innovative e stratagemmi che spingono a nuove scommesse, magari abbassando l'asticella delle aspettative e scegliendo soluzioni progettuali e piante più consone alla situazione. 

Anche se le zone d'ombra non sono vere e proprie "impossible missions", costituiscono spesso un cruccio, legato all'idea della difficoltà di reperire le piante adatte a vivere dove non penetra mai un raggio di sole. Lo è forse più nel nostro immaginario che nella pratica poiché in realtà esistono molte piante d'effetto che si trovano a perfetto loro agio all'ombra. Il mio consiglio è quello di dare comunque la preferenza a piante che non si sviluppino troppo in altezza poiché crescendo lo farebbero in modo disordinato ed innaturale, alla costante ed inutile ricerca della luce (una conseguenza più evidente sulle piante che vanno a fiore). Su quali scelte quindi dovremmo indirizzare l'attenzione avendo a che fare con zone ombreggiate?  Un esempio su tutti è il mondo (perché di questo si tratta) delle felci che offre un panorama quasi infinito di forme e tonalità di verdi. Piante antichissime, appartengono alla divisione delle Pteridofite (Pteris=felce in greco) e il loro insediamento come piante "terrene" risale all'Era Paleozoica. Nel corso di milioni e milioni d'anni hanno sviluppato caratteristiche che le rendono perfette per zone umide ed ombrose e terreni acidi e freschi. Non a caso le ritroviamo allo stato spontaneo soprattutto nei boschi. Nonostante siano queste le condizioni ideali, alcune specie si adattano tranquillamente a condizioni diverse: alcune tollerano il sole e molte non disdegnano neppure i terreni calcarei. Penso al Phyllitis scolopendrium, interessante per il fogliame persistente e luminoso o ad Athyrium e Dryopteris, le "felci" per antonomasia, molto rustiche ed adattabili a tante situazioni. Il loro nemico peggiore rimane il vento che può causarne il disseccamento. 

Non sono molto utilizzate nei giardini e non sono neppure proposte dai vivai come meriterebbero. Il motivo sta forse nella "fame di colore" che condiziona spesso il bulimico apprendista-giardiniere dimentico della prerogativa che la maggior parte delle piante necessitano di tanta luce e di sole per arrivare a fiorire discretamente.  Il giardiniere "maturo" e curioso è invece avvezzo alla ricerca e indagando anche fra le specie di felci scoprirà un'ampia varietà di proposte fra cui selezionare quella che incontra i suoi gusti. Trovandomi a dover scegliere fra tante, ho spesso dato la mia preferenza a tutto il genere Polystichum per le architetture delle foglie (raggiere soffici ed allargate con punte arrotondate). Col passare degli anni è diventato sempre più difficile fare una classifica perché per differenti motivi le trovo tutte indistintamente splendide!

Le coltivo da sempre e sempre le propongo sicuro del risultato immediato che dura poi nel tempo grazie alla loro rusticità e alle esigenze ridotte al minimo per quanto concerne 

annaffiature, concimazioni e potature (molte spariscono d'inverno e, protette dal loro stesso fogliame, ricompaiono a primavera). Accompagnamole a Hedera, Hosta, Liriope, Ophiopogon, Ruscus. Giochi d'ombra e luce nelle tonalità del verde (talvolta del grigio e del marron delle spore nella pagina inferiore). Una tavolozza ricca di tanti verdi: più scuri, più chiari, lucidi o opachi, anche variegati con cui "dipingere" le zone poco illuminate. I risultati saranno sorprendenti per chi le ha progettate e per chi le vedrà realizzate...suggestive quanto altre parti fiorite del giardino, certamente più colorate, ma non altrettanto insolite ed inaspettate inaspettate.