Mezzo secolo di viole

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Le viole, una delle mie prime grandi passioni e per questo coltivate in numerose varietà, sono state le protagoniste de “I Giorni delle Viole”, l’annuale atteso appuntamento in vivaio che quest’anno 14 e 15 marzo e che segna l’arrivo della primavera. Per coltivarle al meglio piantiamole dove il sole estivo diretto non arriva, in terreno soffice e ben drenato (le ultime due annate sono state un flagello per molte varietà, soprattutto a fiore doppio, le più profumate, ma anche le meno rustiche).

 

Attenzione all’auto semina nelle varietà a fiore singolo: spesso non fissa il tipo, di contro però ci riserva la sorpresa di nuove colorazioni. Avremo piena certezza di mantenere le caratteristiche della pianta madre con la facile propagazione per stolone (da adottare anche per le varietà a fiori doppi, per le quali è idonea pure la moltiplicazione per talea a settembre/ottobre). Concimate a dovere a febbraio/marzo, ci restituiranno copiose macchie tappezzanti e lunghe fioriture esaltando il loro effetto quando accompagnate a Ajuga, Bergenia, Cyclamen coum, Epimedium, Helleborus, Ophiopogon, Vinca.

 

L’indiscussa peculiarità delle viole è senza dubbio il loro inebriante profumo che, più evocativo di qualsiasi immagine, sa riportare alla memoria lontani ricordi…un profumo talvolta così intenso da stordire l’olfatto che, anestetizzato e smarrito, non percepirà alcun ché dopo soli pochi annusi.

 

Sicuramente si tratterà di varietà a fiore doppio, ricche di sostanze odorose e per questo molto usate in profumeria. Sono invece impiegate nella cucina creativa e nella pasticceria (irresistibili le violette candite!) quelle a fiore singolo.

 

Originaria del Medio Oriente (la ‘Pallida Plena’ = ‘Neapolitan’ probabilmente la prima arrivata nel Vecchio Continente da cui poi moltissime varietà) è un fiore che incarna l’assoluta bellezza della semplicità. Se ne accorsero due sue grandi estimatrici: Giuseppina di Beauharnais e Maria Luisa d’Asburgo la ‘Marie Louise’ che prende il suo nome, (arriva in vivaio nel 1974) ed è una delle più profumate e richieste. Grande botanico ad esse affezionato fu il conte Filippo Savorgnan di Brazzà che a metà ‘800 ricevette in dono una Viola di Parma. Selezionò in seguito la ‘Violetta di Udine’ e la ‘Conte Di Brazza’ (‘Swanley White’) la presenza in vivaio dal 1972, e ‘Doppia di Udine’ io la ebbi a da un Vivaista di Udine, il Rizzardi nel 1980.

 

Ad alcune viole sono particolarmente affezionato perché legate a fortuite ibridazioni ‘Dama Bianca’ del 2012; alla persona a me cara che la donò; ad una nostalgica canzone (il colore di ‘Lisa’ del ’72 si ispira a “Lisa dagli occhi blu”); a piacevoli ricordi ed incontri, come le viole ‘Rosita Missoni’ e ‘Silvia Arnaud Ricci’, battezzate tra il 2012 e il 2015 e dedicate a due persone speciali.

 

Tante altre sono le viole che a lungo mi hanno accompagnato, alcune protagoniste di storie rocambolesche… Ricordo che nel 1967 ricevetti da un vivaista svizzero una viola senza nome che nominai ‘Zurigo’, unica viola a fiore doppio resistente al freddo. La persi, ritrovandola in seguito col vago nome di ‘Viola odorata di Colorno’. La riclassificai correttamente con ‘Double Foncée de M.Me Dumas’ e nel 2011 fu grazie a lei che ottenni un prestigioso riconoscimento. Purtroppo la torrida estate scorsa le è stata fatale, ma conto di recuperarla a marzo quando fiorirà fra le viole del giardino di una cara amica che ne acquistò in gran quantità. Ecco una storia lunga 50 anni e non ancora conclusa…un po’ come la mia vita da vivaista!

 

Pier Luigi Priola

 

Articolo pubblicato sulla rivista mensile “VILLEGIARDINI” del mese di marzo 2020 a pag. 45

 

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